Rifugio Tolazzi - Monte Rauchkofel

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MONTE RAUCHKOFEL dal Rifugio Tolazzi (del 5/9/17)... il Monte Rauchkofel era la bellissima montagna verde, austriaca, che risaltava nella grigia e bigia giornata in cui siamo andati sul Volaia. Lui era là, non molto distante e si mostrava in tutta la sua verdeggiante lussuria, in mezzo ad altre montagne rocciose, molto più elevate ed importanti e soprattutto dai nomi più risonanti.Padroneggiava, nel suo piccolo, ma non per questo essendo da meno, sul suggestivo Lago di Volaia e questo particolare gli regalava un ulteriore punto a favore.

Ricordo che l'escursionista con cui avevamo condiviso il Volaia ce lo aveva descritto come meta di una bella escursione e ricordo anche che l'amico Stefano Morassutto me lo aveva indicato come "poco più di una passeggiata", ma meritevole. Con il meteo non proprio favorevole che caratterizzava la mia prima settimana di ferie e che purtroppo influiva negativamente sul programma escursionistico che avevo stilato, martedì 5 settembre abbiamo dunque optato per questa meta.

La sveglia come per tutte le uscite di questa estate era puntata prima dell'alba, anche se, a malincuore, abbiamo notato che le giornate si sono inesorabilmente accorciate, rubandoci la magia dei lunghi ed interminabili giorni estivi, in cui la luce domina sulle tenebre e si riesce a fare anche l'impossibile. Ci siamo diretti verso la Carnia con le stelle e la luna che brillavano in un cielo interrotto da complessi nuvolosi, che però davano l'impressione di volersi diradare. Abbiamo altresì assolto alle nostre abitudini di sostare a prenderci un caffè e i deliziosi panini ai fichi del forno di Ovaro.

Arrivati a Forni Avoltri abbiamo quindi svoltato verso Collina, transitando per i caratteristici borghi di Frassenetto, Sigilletto e Collinetta, immersi ancora nel mondo dei sogni. Lungo la strada, sbirciando dal finestrino dell'auto, capitava più volte di vedere nei prati dei caprioli intenti a brucare l'erba imbrattata di rugiada notturna e la cosa, seppur banale, mi riempiva il cuore di tenerezza infinita. Giunti a Collina abbiamo continuato a percorrere la strada fino a raggiungere l'ampio parcheggio nei pressi del Rifugio Tolazzi e proprio lì abbiamo lasciato l'auto.

L'aria era bella frizzantina, tanto da indurci ad indossare i piles e spronarci a metterci quanto prima in marcia per riscaldarci un po'. Zaini in spalla e scarponi ai piedi (i miei nuovi di zecca) ci siamo messi in cammino, risalendo la rotabile che fiancheggia il Tolazzi fino a raggiungere un primo bivio. Qui noi abbiamo svoltato a sinistra seguendo le indicazioni per il Rifugio Lambertenghi-Romanin (CAI 144). Le opzioni sarebbero state due: una di seguire la comoda pista forestale, mentre l'altra di intraprendere la scorciatoia e noi siamo andati proprio per quest'ultima. Segnavia rinnovati e ben visibili, ci redarguivano sulle possibili vie da seguire, rendendo il percorso di una facilità estrema. Il sentiero, sempre ben definito, si è sviluppato inizialmente nel bosco di conifere, per poi sfociare in territorio più aperto dominato da roccia, ghiaie e mughi. Ad un certo punto, scorciatoia e pista si sono uniti tra loro in un'unica via con le caratteristiche di mulattiera, la quale ci ha fatto guadagnare quota fino ad arrivare ben presto al bivio da cui, svoltando a destra, si arriva allo Spinotti.

Noi invece abbiamo proseguito diritti, avendo già visibile davanti ai nostri occhi il tetto del Lambertenghi-Romanin. Mi sono concessa solo una breve pausa per visitare i resti di manufatti bellici che, sulla sinistra, permeano con frequenza la zona e che, come calamite, mi attraggono ogni volta. Raggiunto il rifugio, non dopo aver incontrato la marmotta che ne fa da sentinella e che, sotto il suo masso adibito a quartiere generale, sta lì come a chiedere il lasciapassare, abbiamo proseguito prendendo quota fino alla linea di confine con l'Austria. Qui, una soave visione del cristallino e delizioso Lago di Volaia, ci ha inebriato gli occhi ed il cuore e proprio da questo punto, allontanando lo sguardo, potevamo finalmente vedere il Rauchkofel.

Tirava un venticello gelido che ci spronava a muoverci in fretta, ma la suggestiva magia del luogo prima e l'incontro con due coppie di simpatici escursionisti in seguito, ci ha fatti permanere non poco in quel luogo incantevole. Dopo aver salutato i nostri nuovi amici diretti a bersi un tè al rifugio e poi allo Spinotti, noi siamo scesi fino a raggiungere il laghetto alpino, decidendo di eseguire l'anello che ci avrebbe condotti presso la nostra meta in senso antiorario. Abbiamo quindi proseguito verso destra, costeggiando dapprima il lago ed immettendoci in una piccola valle dominata dalle ghiaie tra il Lastron del Lago e l'immensa base del Rauchkofel (CAI 403). Nel frattempo il cielo si era incupito e, se dapprima, la cima da noi prescelta, dal Passo di Volaia, la vedevamo illuminata dal sole, adesso cominciava addirittura a gocciolare, anche se con poca enfasi.

Sempre su comodo percorso, abbiamo dunque preso quota fino a raggiungere la Sella del Valentin Torl, rimanendo letteralmente affascinati dalla bellezza e dalla particolarità della roccia rossastra che permeava la base del Rauchkofel. Come dico sempre, la natura è fonte infinita di meraviglia e la cosa non può che indurci alla riflessione di quanto la si debba amare e rispettare per salvaguardare il patrimonio infinito che ci regala. Dal Valentin Torl noi abbiamo svoltato a sinistra, sul sentiero CAI 437, superando dei salti rocciosi, assai verticali, con l'ausilio di pioli in ferro e cavi d'acciaio. Era una sensazione unica toccare quella roccia rossastra così particolare e umida, risalente ad ere storiche remote quanto affascinanti. Superata la parte rocciosa, l'ambiente è cambiato totalmente, trasformandosi in un vastissimo prativo chiazzato da residui nevosi.

Seguendo i segnavia CAI, ci siamo quindi portati verso sinistra, camminando dapprima in falsopiano e poi prendendo quota su balze erbose, spostandoci verso il versante sud del Rauchkofel. Raggiunta una piccola selletta con tipici cartelli gialli austriaci, abbiamo dunque iniziato a risalire il ripido pendio erboso che ci ha portati alla forcelletta tra l'antecima e la cima vera e propria. Numerose e grassoccie marmotte svolgevano le loro mansioni di vita quotidiana lungo le infinite pendici della montagna e non si dimostravano affatto disturbate dalla nostra presenza. Dalla selletta, da cui già si intravedeva la croce di vetta, abbiamo poi proseguito verso destra, affrontando l'ultimo e ripido tratto di percorso sviluppatosi su roccette. Qui la presenza di un cavo, facilitava l'impresa, visto che il bagnato rendeva sdrucciolevole il camminamento.

La cima, dominata da una croce per metà in metallo e per metà in legno, con adeso contenitore per il libro di vetta, si è dimostrata uno spettacolo davvero coinvolgente. Il meteo si stava anche dimostrando generoso nei nostri confronti e ci permetteva di allungare lo sguardo verso le meravigliose vallate austriache verso nord. Rigirandoci su noi stessi invece, il respiro ci si è mozzato guardando la maestosità della parete Nord del Coglians: uno spettacolo inimmaginabile! Riverenza, rispetto ed infinita meraviglia erano gli stati d'animo che ci trapassavano come folgori, lasciandoci in uno stato di assoluta estasi. La Cima di Mezzo, visitata recentemente, rilasciava nel frattempo degli sfasciumi, i quali, nella loro infinita caduta verso il basso, emanavano dei suoni sinistri ed il boato che ne derivava echeggiava nel silenzio assoluto che regnava sovrano in quel luogo da favola.

Era come se, vedendoci abbagliati dalla infinita bellezza del vicino Coglians, la Cima di Mezzo volesse richiamare su di se la nostra attenzione. Ma più che mai, come mi era già successo, io ho sentito una strana sensazione verso di Lei: la Chianevate, la dama vestita di rosa antico. Nutro verso questa montagna una passione sfrenata, una chimica indescrivibile, una alchimia ancestrale che non so spiegarmi. Lei mi chiama, mi aspetta pazientemente ed ogni volta il sentimento è sempre più forte.

Anche sul Rauchkofel ci siamo dilettati nelle numerose fotografie, ci siamo presi i nostri spazi (dedicati ai pensieri che scorrevano veloci e svariati nelle nostre menti), abbiamo firmato il libro di vetta ed abbiamo contemplato tutto ciò che il meteo ci permetteva di osservare. Quando poi siamo stati raggiunti da due escursionisti austriaci, il cielo si è nuovamente ricoperto da fastidiose nubi, ha iniziato a soffiare un vento gelido e ha preso a piovviginare.

Ci siamo quindi affrettati ad indossare i k-way, a ricoprire gli zaini, ad infilarci i guanti e a scendere il più in fretta possibile. Quando siamo arrivati presso la selletta con cartelli austriaci, già non pioveva più ed il clima era migliore. Abbiamo quindi intrapreso la discesa ad anello, seguendo il segnavia CAI 438, che ci ha fatti perdere quota lungo gli infiniti prati attraversati da numerosi ruscelletti. Su questo versante non sono mancate le simpatiche marmotte e le mucche pascolavano facendo suonare i loro campanacci. Era sbucato anche di nuovo il sole e la cosa ci ha invogliati a fermarci per consumare il pasto e toglierci di dosso i k-way.

Dopo la pausa abbiamo continuato la discesa, stupiti dalla bellezza degli infiniti pascoli, dalla particolarità della roccia (da questa parte verdognola perché ricoperta dai licheni) e più in là dalla magnificenza delle montagne e dai ghiaioni del gruppo del Volaia. Siamo giunti in breve tempo al Rifugio Austriaco Wolayersee Hutte e poi al lago.

Da qui per stesso percorso fatto all'andata, siamo arrivati laddove alla mattina avevamo lasciato l'auto. Doverosa è stata la tappa però presso il Rifugio Lambertenghi-Romanin, dove è sempre piacevole lo scambio di chiacchiere con i bravi e simpatici gestori. Sapevo che il Rauchkofel non mi avrebbe delusa, si è rivelato degno delle mie aspettative e, anche se non è una cima famosa e rinomata, mi ha regalato emozioni uniche e mi ha fatta sognare. Sono proprio le montagne che mi danno "vibrazioni" quelle che stimolano di più la mia fantasia e che racconto con un piacere più sottile. Cartografia Tabacco 01.

 
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Fotografie e Itinerario di Rosetta Barbetti

itinerario correlato : Rifugio Tolazzi - Rifugio Lambertenghi e Passo Volaia 

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