Rifugio de Gasperi e Sentiero Corbellini

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Dalla Val Pesarina (del 6/9/17)... il Sentiero Corbellini è stato spesso citato ultimamente nel web, appunto perché recentemente ripristinato e reso agibile, nonché riportato in vita da una sorta di stato di oblio ed abbandono. I vari post e le relative foto che li accompagnavano, non facevano altro che invogliarci a percorrerlo al più presto, ma, la "goccia che ha fatto traboccare il vaso", ci è stata data dalla notizia che, dalla prossima settimana, chiuderanno nuovamente la strada per la Val Pesarina, per lavori di manutenzione sui vari ponti che la interessano.

La notizia l'abbiamo appresa dagli amici escursionisti incontrati il giorno prima sul passo di Volaia, indi per cui, dopo aver consultato le previsioni meteo ed aver appurato che avrebbero dato tregua, ci siamo affrettati a prendere una rapida decisione. Anche se non è proprio nelle nostre corde effettuare due escursioni consecutive, la situazione in questo caso preciso ce lo imponeva e si doveva proprio approfittarne. Abbiamo preparato il necessario il giorno precedente l'escursione, introducendo negli zaini anche imbraghi e caschetti. Abbiamo fatto le solite consultazioni sul web, anche se gli amici che ci hanno dato la notizia della chiusura della strada, ci avevano altresì fornito delle info sul percorso che essi stessi avevano fatto di recente.

Infine abbiamo preparato la immancabile copia in formato A4 della mappa Tabacco. Tutto era pronto per la nostra nuova avventura e con il nostro sogno che stava per avverarsi, siamo andati a letto presto, con la sveglia puntata prima dell'alba. Ieri siamo dunque partiti alla volta della Carnia non dopo aver fatto colazione ed ultimato gli ultimi preparativi necessari. A differenza del giorno precedente però, nonostante le previsioni meteo date per favorevoli, il cielo appariva ricoperto da una spessa coltre di nubi, che ci negavano la vista della luna e delle stelle. Naturalmente non ci siamo persi d'animo ed abbiamo proseguito imperterriti verso i nostri intenti. Sono state inderogabili le consuete tappe lungo il tragitto, mancandoci infatti questa ritualità, il programma della giornata verrebbe a guastarsi.

Quando abbiamo deviato per la Val Pesarina, come per magia, il cielo si è però aperto, mostrandosi di un azzurro intenso ed in tutta la sua bellezza. Il fatto non ha potuto che renderci felici, facendoci addentrare in quella magnifica valle con il cuore più leggero. Lungo la strada abbiamo nuovamente visto, come il giorno prima, dei caprioli al pascolo e stavolta anche una bellissima volpe. Abbiamo proseguito fino alla località Pian di Casa dove, in ampio e comodo parcheggio sulla destra della carreggiata abbiamo lasciato l'auto, proprio nei pressi del Bar Centro Fondo. Quando siamo scesi dalla vettura, abbiamo piacevolmente constatato che non faceva freddo come il giorno precedente ed i tiepidi raggi di sole contribuivano ulteriormente a scaldarci. Zaini in spalla e scarponi ai piedi abbiamo dunque iniziato la nostra nuova avventura.

Già nel parcheggio abbiamo preso visione della nostra meta su segnavia CAI di recente affissione e, preso atto del sentiero da seguire e dei tempi, abbiamo iniziato a camminare salendo un breve tratto di pista forestale. Quando siamo giunti presso un bivio, con indicazioni per il Rifugio De Gasperi, abbiamo abbandonato la strada per intraprendere il sentiero nel bosco di faggi. Proseguendo la salita ed incrociando più volte la pista forestale, abbiamo incontrato un nuovo bivio, presso cui abbiamo mantenuto la destra (CAI 201) lasciandoci alla sinistra la prosecuzione per Casera Mimoias (CAI 202). Prendendo quota sempre sul bellissimo sentiero nel bosco, in cui con i faggi convivevano altrettanti abeti, abbiamo nuovamente incrociato per l'ultima volta la pista forestale, che abbiamo attraversato per guadagnare di nuovo il sentiero. Con immenso piacere abbiamo notato che, affisso al di sotto del segno CAI, era appeso un cartello in legno con la dicitura "Sentiero degli Sbilfs" e la cosa non ha potuto che strapparci un sorriso.

Ecco... io stavo entrando letteralmente nel mio mondo, il mondo del bosco, delle creature magiche, luogo abitato da gnomi, folletti e ninfe e perché no? dagli sbilfs. Amo profondamente i boschi perché essi sono vita, morte, culla, riparo, amore, istinto. Sono scrigni di nutrimento, di ossigeno, di profumi infiniti. Sono luoghi in cui liberare la mente e la fantasia (per chi ce l'ha fervida e vivace come la mia). Sandro sa perfettamente che appena entro in un bosco, entro in perfetta simbiosi con esso e mi lascia crogiolare in questo mio stato di estasi. Lascia che io mi inebri degli odori e delle sensazioni che percepiscono i miei sensi. Nel bosco sono sempre attenta e guardinga, con i nervi tesi a cogliere ogni rumore, ogni movimento ed ogni cosa che possa contribuire a solleticare il mio essere più primitivo. Abbiamo continuato a prendere quota, a volte su tratti ripidi , altre su tratti in falsopiano, ma sempre immersi nell'ambiente a me più consono, fino ad incrociare un ennesimo bivio. Qua noi abbiamo svoltato a destra, proseguendo il cammino ed aggraziandoci con la vista di alberi immensi dalle forme antropomorfe.

È stato proprio qui che, un albero ormai privo di vita, ricoperto completamente da uno spesso strato di muschio, che ogni volta ha sempre catturato la mia attenzione, stavolta lo stava facendo per qualcosa di diverso: adesso aveva due occhi che ci osservavano al di sotto di due folte sopracciglia. Era impressionante! Avevano attirato i nostri sguardi anche delle statuine in legno poste lungo il sentiero, che a differenza delle volte precedenti in cui avevamo transitato in quei luoghi, rallegravano il percorso dandone originalità. Siamo usciti da quel luogo magico solo quando abbiamo raggiunto la radura prativa su cui giacciono silenti i ruderi di Casera Clap Piccolo, ma superata la tale, ci siamo nuovamente inoltrati nel fitto della foresta. Continuando a prendere quota, calpestando il terreno ricoperto dagli aghi di pino, con passo felpato siamo arrivati presso un altro bivio.

Qua il sentiero si suddivideva in due ramificazioni: una era segnalata come sentiero EEA, mentre l'altro era descritto come escursionistico. Abbiamo scoperto in seguito, dal gestore del De Gasperi che quello EEA non era altro che il sentiero originale, che si era perduto nel tempo a causa della friabilità del terreno, ma recentemente ripristinato e reso sicuro oltre che agibile. Noi abbiamo però optato per quello escursionistico, che ci ha fatto raggiungere il rifugio sempre facendoci prendere quota nel bosco, risalendo comode anse ed attraversando qualche impluvio. Non sono mancati nemmeno in questa parte di escursione occhietti che ci lanciavamo sguardi incuriositi o statuine scolpite nel legno. Siamo arrivati al Rifugio De Gasperi con una serenità di animo ed una allegria che mai avevamo provato prima. A pochi passi dal rifugio abbiamo però fatto una piccola deviazione, seguendo una traccia sulla destra, che ci ha condotti ad un belvedere.

Dalla bellissima terrazza affacciata sulla Val Pesarina, abbiamo raggiunto il De Gasperi, dove abbiamo fatto sosta, conoscendo così uno dei due nuovi gestori. Non gli abbiamo chiesto il nome, ma parlando con lui si è dimostrato una persona squisita, gentile, a modo e molto disponibile, oltre che affabile e simpatico. Conversando con lui e sorseggiando un caffè abbiamo appreso informazioni utili sul sentiero Corbellini che ci apprestavamo a fare, ma anche sui loro programmi della prossima stagione, sui sogni e sui desideri che due ragazzi volenterosi, bravi e soprattutto umili come loro avrebbero in mente. Abbiamo anche scoperto che lui era lo scultore delle statuine poste lungo il cammino e loro anche l'idea di dotare di occhietti gli alberi. Dopo la pausa abbiamo ripreso l'escursione, salutando il ragazzo con un "arrivederci a presto". Nel accomiatarci anche lui ci ha confermato la notizia della chiusura della strada ed anche la chiusura del rifugio stesso da domenica 10 settembre. Dalla porta d'ingresso dell'edificio, abbiamo visto, poco più sotto, il cartello con le indicazioni per il Corbellini (CAI 316) e cosi ci siamo diretti in quella direzione.

Quando abbiamo raggiunto l'attacco della Via Attrezzata, i nostri occhi si sono illuminati e li ho visualizzati come i cuoricini della faccina emoticon. Già dal primo sguardo a ciò che ci apprestavamo a fare eravamo carichi di entusiasmo ed adrenalina che si mischiavano tra loro, donandoci un tripudio di emozioni. Ci siamo affrettatati ad imbragarci e a indossare il caschetto e, dopo aver riposto i bastoncini nello zaino, abbiamo dato via a quella che reputo una delle più fantastiche avventure mai compiute in vita nostra. Anche il Ceria Merlone ci ha dato tantissimo, ma qui c'era un valore aggiunto, il percorso seppur su tratti rocciosi e cenge, si sviluppava anche in lunghi camminamenti nel bosco. Cosa mai avremmo potuto desiderare di più? Fin da subito abbiamo iniziato con un saltino nel vuoto, ma tranquillamente legati ai cavi d'acciaio, non abbiamo potuto che godere di un avvio così stuzzicante. Poi abbiamo percorso adorabili cengette esposte ed aeree, attraversato ponticelli di travi o di assi in legno, abbiamo disceso pioli di ferro e salito scalette.

Ci siamo deliziati con panorami fiabeschi, abbiamo ammirato rocce di una bellezza unica ed abbiamo notato quel che rimaneva dei vecchi camminamenti ormai caduti nei dirupi. Ci siamo aggrappati a passamani in tondino di ferro dipinti di giallo o arancio, abbiamo oltrepassato passaggi tra le rocce ed abbiamo attraversato impluvi. Ci siamo estasiati sporgendoci su dirupi vertiginosi, provando piacevoli brividi lungo la schiena. Questi tratti di percorso erano alternati ad altri di sentiero immerso nel verde del bosco o su tratti erbosi ed ogni volta che raggiungevamo una curva e che pensavamo di essere giunti al termine del percorso, si presentavano davanti a noi scenari diversi ma sempre meravigliosamente suggestivi. Fino all'ultimo momento di questo stupendo tracciato ci siamo beati dalla varietà dei luoghi e dalla bellezza che ci circondava. Con un ultimo ed adrenalinico saltino sospeso nel vuoto, abbiamo terminato il Corbellini. La stessa targa rossa che aveva decretato l'inizio del sentiero attrezzato, ora ne definiva la fine. Siamo rimasti a lungo a guardarci all'indietro, rammaricandoci che fosse concluso un camminamento così speciale.

Eravamo estremamente raggianti di felicità ed appagati per aver realizzato anche questo sogno. Dopo esserci "sbragati" abbiamo consumato il pasto appena riguadagnato terreno erboso a ridosso di un fantastico balcone affacciato sulla valle sottostante, ma oramai le nuvole avevano ripreso possesso della situazione e ci precludevano ogni tipo di visuale. L'ambiente circostante aveva assunto quell'aspetto greve ed austero, tipico dei film tratti dai racconti di Tolkien. La luce del sole non riusciva a filtrare attraverso le spesse nubi e l'atmosfera era particolarmente accattivante e ricca di fascino suggestivo. Dopo aver superato una staccionata con vecchio cartello di mucche al pascolo, abbiamo continuato a camminare in falsopiano su un sentiero erboso delimitato inizialmente dalle mughe. Abbiamo quindi guadagnato un vasto spazio prativo ai piedi di Casera Siera (in ristrutturazione ). Ad un bivio con cartelli CAI, abbiamo svoltato a destra (CAI 231), dirigendoci verso il Passo Siera e guadagnando una comoda pista forestale di servizio alla malga.

Scendendo dalla stessa abbiamo visto sulla nostra destra i ruderi di Casera Siera bassa a cui abbiamo fatto breve visita, soddisfando la mia risaputa attrazione per i ruderi. Lungo la pista che si è prevalentemente sviluppata nel bosco di faggi e conifere, capitava spesso sui tronchi di trovare appese tavolette in legno con dipinti di animali, che regalavano magia al posto. Abbiamo anche incontrato il bivio, da cui, sulla sinistra, partiva il sentiero per la Creta Forata. Terminata la lunga pista forestale, siamo dunque sbucati nel piccolo borgo fantasma di Tesis, in cui poche case per lo più diroccate ed abbandonate riportavano la mente a tempi remoti. Dal borgo, oramai su tratto cementato, siamo usciti sulla strada provinciale, da dove abbiamo, svoltando a destra, risalito i 5 km che ci separavano dal posto in cui alla mattina avevamo lasciato l'auto.

È stata davvero una escursione che ci ha dato tanto in fatto di compiaciuta soddisfazione. L'amenità dei luoghi, la particolarità del percorso in cui si è sviluppato il nostro cammino e l'accondiscendenza di un meteo che ci ha regalato dapprima sole cocente e poi un'atmosfera quasi surreale e fiabesca nella seconda parte della giornata, è stato a dir poco eccezionale. I nostri spiriti hanno letteralmente vibrato, donandoci quello stato di benessere infinitamente dolce che a tutt'oggi ci accarezza e ci pervade. Encomi, ringraziamenti ed onorificenze a coloro i quali hanno lavorato per recuperare il Corbellini. È proprio grazie a loro che tutti noi possiamo godere di un gioiellino di estrema bellezza. Cartografia Tabacco 01.

 
 
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Fotografie e Itinerario di Rosetta Barbetti

 

  

Mappa Creta Forata

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